Una seconda natura, recensione del libro di Michael Pollan

Il giardino è sempre stato una seconda natura, modellata dall'uomo in base alla sua cultura ed esperienza.

Questo libro non è una guida, è il racconto del percorso di avvicinamento dell’autore al mondo della coltivazione e del giardinaggio. Un percorso che comincia da quando è molto piccolo, nel giardino dietro casa e nel grande orto di suo nonno. È anche un racconto di come le diverse generazioni si sono rapportate e si rapportano alle piante e ai giardini. 

Il giardino indica che forse
esiste un luogo in cui,
noi e la natura,
possiamo trovarci a metà strada.
MICHAEL POLLAN

Una seconda natura” è stato il primo libro pubblicato da Michael Pollan, autore molto conosciuto per i suoi saggi sul cibo, tra cui lo splendido “Cotto”, dove pure ci sono capitoli estremamente efficaci dedicati al mondo vegetale,in particolare sul potere dei semi. 

L’AUTORE

Per chi ancora non lo conoscesse, Michael Pollan è uno scrittore americano, giornalista, attivista e professore di giornalismo all’Università della California, a Berkeley, dove è anche direttore del Knight Program in Science and Environmental Journalism. “Una seconda natura” non è il suo unico libro dedicato al mondo delle piante, in seguito ha pubblicato “La botanica del desiderio”, dove parla di quattro specie vegetali che da millenni dominano sul nostro pianeta.

UNA SECONDA NATURA: LE 4 STAGIONI

Torniamo al nostro libro,  è suddiviso in quattro macro aree, ognuna corrisponde a una stagione: Primavera, Estate, Autunno e Inverno. Pollan comincia dalla Primavera naturalmente, per guidarci nel suo percorso di giardiniere. Nel raccontare le attività pratiche legate alla coltivazione per ciascun periodo dell’anno, si aprono ragionamenti più ampi ed originali. Come quello dedicato alle erbacce ad esempio, dove racconta la vera “natura” di questo tipo di piante, arrivando a definirle un “doppelganger botanico” poiché “ogni pianta coltivata ha il suo corrispettivo infestante impostore”. Utilizzandole addirittura per far capire lo stretto legame che esiste tra la parole cultura e coltivare.

LO STILE

Come in altri suoi libri, in Cotto ad esempio si cimenta direttamente nell’arte del barbecue americano e in quella del panificatore, ciò che racconta è intriso di esperienza sul campo. Pollan ama letteralmente sporcarsi le mani con le tematiche che affronta, ne sono prova le pagine dedicate alla “metafisica del compost”. La cui scoperta nel suo giardino lo inebria tanto da fargli scrivere che “se la fertilità ha un suo profumo, di sicuro era quello li”.

Sono in effetti proprio le parti in cui vediamo l’autore in mezzo alle sue piante quelle maggiormente godibili, perché dense di azione e ritmo. Come quando, impegnato nella strenua difesa del suo orto, descrive con un’efficace metafora militaresca tutti i componenti del mondo animale e vegetale che lo minacciano. Dai mammiferi (marmotte, cervi, procioni) agli insetti (“i vermi dei cavoli sono i paracadutisti dell’orto”) fino alle numerosissime infestanti di cui abbiamo già parlato.

Chiunque si sia mai cimentato con il giardinaggio o con la coltivazione di qualche pianta si riconoscerà più di una volta nel percorso dell’autore.

PER CHI È QUESTO LIBRO?

Per tutti coloro che vogliono approfondire il rapporto tra uomo e natura raccontato attraverso la pratica del giardinaggio intesa in senso ampio. La parola inglese “garden” infatti si riferisce sia al “vegetable garden”, ovvero all’orto che al “flower garden”, il giardino ornamentale. Nel libro sono raccontati entrambi. Anche perché chi ama le piante e se ne prende cura quasi sempre è attento tanto al loro aspetto estetico quanto a quello funzionale.

“UNA SECONDA NATURA” DI MICHAEL POLLAN

Dacché Nabuccodonosor elevò i giardini pensili di Babilonia pur di lenire la nostalgia della sua sposa per le colline dell’infanzia, il giardino è sempre stato una seconda natura.